Blog (Ita) PILLOLE DI LETTERATURA - Friedrich Dürrenmatt
- Fab Ka
- Oct 16, 2022
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Updated: Oct 17, 2022
Federico Durrenmatto era uno che aveva una particolare abilità ormai persa ai giorni nostri: il guardarsi allo specchio. E questo guardarsi allo specchio era per lui continua fonte di paura, inquietudine e stupore, ma anche di divertimento, eccitazione, orgasmo.
Federico Durrenmatto era uno che amava indagare nelle proprie ansie, paure, follie e poi ci tirava fuori degli incubi ben fatti, delle tragedie greche in balia del Fato, dei dipinti mostruosi, dei libri che non si capisce bene dove iniziano e dove finiscono, e che poi ti stringono piano piano attorno al collo e ti sembra di soffocare ma anche di essere solleticato lentamente ''nel budello culare'' e una sorta di strana follia ed eccitazione ti prende...
Come l'ispettore Barlach che in preda al suo chirurgo nazista, quasi si lascia andare al piacere della disperazione e alla disperazione del piacere dell'abbandonarsi al Caso, di non decidere più nulla, di non combattere più... O come il commissario Matthai de 'La Promessa', che intraprende una ricerca che non ha più niente a che fare con il reale, ma solo con le proprie ossessioni e le proprie peregrinazioni mentali di uno che quadrato lo è stato per troppo tempo, e ora ha compreso che il quadrato in realtà è un cerchio vorticoso senza fine...
O come il narratore del brevissimo racconto 'Natale', in cui egli incontra un Cristo di marzapane, gli stacca la testa a morsi, e poi prosegue verso il tramonto... O come il marito del racconto 'La salsiccia' che ha ucciso la moglie e ne ha fatto una salsiccia, sempre tentato durante il processo, di mangiarsela, quella salsiccia...
O ai più complicati rompicapi tipo ''La guerra invernale del Tibet'', ''La panne'', ''Giustizia'', ''L'incarico'', dove senso di smarrimento e ingiustizia si abbracciano alla ricerca stoica ed eroica dei personaggi principali di un senso che riconnetta tutto, e che alla fine, quel senso, è proprio il coraggio del sacrificio, la lotta contro tutto e contro tutti, alla ricerca disperata di un senso di quadra, un senso di giustizia, un senso di riconciliazione con il caos pervadente.
E Federico Durrenmatto lo sa bene che alla fine, prima o poi, và tutto a finire a schifìo, da buon filosofo kierkegaardiano qual è. Ma non si lascia prendere dallo sgomento, anzi abbraccia lo sgomento e lo invita a danzare un bel valzer su un burrone. Con tanto di sorriso di compiacimento.

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